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Un gala a Monza con il Sacro Graal delle automobili.

  • Immagine del redattore: driversofcars
    driversofcars
  • 23 set 2019
  • Tempo di lettura: 2 min

foto: @andrea_cars_and_more

Abbiamo tolto lo smoking dall’armadio, ci siamo fatti lucidare i mocassini, avevamo in programma un gala con il Sacro Graal delle automobili. Calma, dalle foto avrete già capito di cosa sto parlando, ma andiamo per gradi, apriamo il racconto del nostro nobile mènage á trois partendo dall’antipasto, arrivando poi alla portata principale. 

Partiamo dalla location, che gioca un ruolo fondamentale in questa storia: 5793 metri di asfalto benedetto, dodici leggendarie curve, la quiete del parco di una villa reale disturbata e frastornata dai rombi anni sessanta di vecchiette sempreverdi che non ne vogliono proprio sapere di andare in pensione in un noioso museo. Siamo a Monza, l’evento è il Monza Historic, in migliaia siamo accorsi per veder sfrecciare bolidi classici in questa parata ad alta velocità. 

Si, avete ragione, non correva solo lei, ma direi che ha rubato la scena a tutti, ombrelline comprese. 

E allora presentiamoci, noi di @driversofcars insieme all’amico di @andrea_cars_and_more siamo accorsi in quel di Monza per goderci, una su tutte, la Ferrari 250 GTO (Gran Turismo Omologato). 

foto: @andrea_cars_and_more

In realtà l’auto era iscritta come 330 GTO, ma non sto cercando di fregarvi, sempre di un 250 GTO stiamo parlando, e ora vi spieghiamo l’inghippo: trentanove esemplari prodotti sotto la guida di un giovane Mauro Forghieri, di cui trentasei equipaggiati con un dodici cilindri 3.0 litri dell’ingegnere Gioacchino Colombo, mentre ai restanti tre modelli è stato riservato un motore a cilindrata maggiorata, che porta i dodici cilindri dai tre ai quattro litri di volume. A questi tre esemplari è stato attribuito il codice 330, anche se mai ufficialmente, perchè ai tempi si usava inserire, cosi come per la 250 GTO, la cubatura unitaria dei propulsori dodici cilindri nel nome del modello. Di questi trentanove esemplari, tutti rossi tranne due verde BP, uno solo ha la guida a destra ed è quello con cui avevamo appuntamento a Monza. 

Un’automobile del genere si trova solo nei musei, ma è rarissima anche in contesti del genere; stiamo parlando di un gioiello rosso, dell’automobile più costosa al mondo (nel 2012 un esemplare del ‘63 è stato battuto per trentadue milioni di dollari) e si, era in pista a correre contro altre leggende come l’Alfa Romeo Giulietta SZ, o le Porsche 904 e 906, come la Maserati T61 o la Ferrari 250 GT swb. 

Le abbiamo viste gareggiare, ma non erano i duelli quello che stavamo cercando, non in quel giorno: vi ho detto che era un gala, non ho mai parlato di rozze sportellate e sadici tamponamenti, definirei infatti quella corsa come una parata ad alta velocità e voglio salutarvi augurando a tutti voi di assistere ad eventi del genere, perchè è come andare ad un concerto all’interno di una collezione d’arte inestimabile allestita in un’officina anni ‘60.

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