Ferrari 365 gtb/4, perchè ti chiamiamo Daytona?
- driversofcars
- 27 mar 2019
- Tempo di lettura: 3 min

La mattina del 5 febbraio 1967 si scaldano animi e motori a Daytona, che ospita la prima gara del Campionato Mondiale sportprototipi 1967; mancano pochi minuti al via della 24h della consacrazione per Ford o del riscatto per Ferrari. I favori del pronostico sono tutti per il colosso americano, che ha portato a Daytona Beach un budget e un numero di uomini quattro volte superiore rispetto a Ferrari, che ha però un asso nella manica: Mauro Forghieri e la sua creatura, la 330 P4, evoluzione della già ottima 330 P3. Il motore della P3, un dodici cilindri monoalbero, viene rimpiazzato dal V12 bialbero 4000cc della 312 da Formula 1, chiamato ad imporsi nei confronti del 7000cc della Ford GT40 MkII.
Il risultato delle qualifiche dà ragione ai favoriti, la GT40 di A.J. Foyt e Dan Gurney conquista la prima casella, pochi decimi più dietro si allinea la Chaparral di Phil Hill e Mike Spence; la prima delle Ferrari occupa la terza piazza, la 412P, una 330 P3 adattata alle specifiche della P4, del team N.A.R.T (North America Racing Team), capitanato dal grande Luigi Chinetti; dietro di loro la 330 P4 ufficiale, la numero 23 dell’equipaggio Bandini-Amon, di poco davanti alla GT40 del duo Andretti-Ginther e alla seconda P4 ufficiale, affidata alla formazione Parkes-Scarfiotti.

Pochi minuti prima del via si avverte quella sensazione di calma che precede la tempesta, c’è molto in palio in questa corsa: Ford deve dimostrare una continuità agli ottimi risultati dell’anno precedente, che la portarono a vincere la 24h di LeMans ed il Campionato Marche; inoltre deve concretizzare l’enorme investimento fatto per arrivare ad essere la squadra da battere tra quelle in griglia; Ferrari deve ricordare a tutti che sono loro i migliori costruttori in gara, nonostante un budget molto più contenuto; inoltre per arrivare con la P4 competitiva ed affidabile a Daytona, Enzo Ferrari aveva investito parecchio nei mesi precedenti alla corsa, e si sa, deludere il Drake non è mai un’opzione da considerare in Ferrari.
Parte la corsa, sugli spalti ci si aspetta un dominio incontrastato da parte di Ford, ma fin dai primi giri ci si rende conto dell’enorme potenziale in termini di consistenza e fluidità del passo Ferrari, al quale Ford fatica a reagire. Per non perdere troppo terreno, i piloti del team statunitense mettono sotto stress le proprie vetture, che incappano in una serie di deficit tecnici e problemi meccanici, che portano quattro delle sei GT40 al ritiro. Si stabilisce così una situazione di parità: due 330 P4 contro due GT40, mentre resiste la 412P di Pedro Rodriguez e Jean Guighet che tiene un buon passo e non corre troppi rischi.
Giunti quasi alla fine della corsa è evidente lo smacco a cui sta andando incontro il colosso di Detroit, che non solo si trova a dover rincorrere le tre Ferrari in pista, ma deve anche respirare i gas di scarico di due Porsche 910, con cilindrata inferiore alle GT40. È proprio l’affidabilità la chiave per il successo di questa corsa e Forghieri ne è perfettamente a conoscenza.

Dopo 24 ore di gara, 666 giri e circa 4000 chilometri percorsi, la Ferrari completa l’impresa, mettendo a segno una tripletta: la prima a vedere la bandiera a scacchi è la 330 P4 numero 23 di Lorenzo Bandini e Chris Amon, seguita dall’altra P4 dell’equipaggio Parkes-Scarfiotti, mentre la 412P del N.A.R.T., guidata dal duo Rodriguez-Guighet conquista il terzo gradino del podio. L’arrivo è in parata, le tre Ferrari compiono l’ultimo giro affiancate, replicando quello che fece Ford l’anno prima alla 24h di LeMans. Dietro le Rosse si piazzano due Porsche, lasciando solo le briciole del sesto e settimo posto alle GT40 su cui aveva puntato molto Henry Ford II.

Davide ha battuto Golia. Maranello ha battuto Detroit. Enzo Ferrari ha battuto Henry Ford II.
L’entusiasmo fu tale che, quando al Salone dell’Automobile di Parigi del 1968, venne presentata la 365 gtb/4 tutti la etichettarono come ‘Daytona’, in onore di quella pirotecnica vittoria. Uno dei design più rivoluzionari di Maranello è stato accostato ad una delle più rivoluzionarie vittorie nella storia di Ferrari e noi appassionati non potevamo chiedere di meglio. Onore agli artefici dell’impresa di Daytona... Grazie Ferrari!

di
driversofcars
durante la lettura dell'articolo mi sono visto tutta la gara ed i retroscena
"deludere il Drake non è mai un’opzione da considerare in Ferrari"
mi ha fatto rabbrividire come se mi avesse appena fatto un cazziatone
prima di lasciare questo commento sono andato a vedere i filmati storici,
Bravi complimenti